Maschere di Ferro

Maschere dormienti in Piazza Dante

MASCHERE DI FERRO IN PIAZZA DANTE

Maschere vuote

Osservano la gente passare.

Son desti nello scrutare ogni pallonata andata a male,

lacrime di ragazza versate,

sguardi di parole mai pronunciate.

L’uomo coi baffi,

dall’aspetto serio,

non è d’accordo

sul procedere dell’avventuriero.

Il cuore è stato dal ferro bloccato

Chiamate un dottore,

il battito si è fermato!

Una giovane anziana

Con gli occhiali sorride tranquilla.

Maschere vuote,

Maschere nude,

Chissà a chi allude!

Lucide piastrelle

Rispecchiano i vostri volti.

Opachi tra il cemento

Sentite lo scandire del tempo.

Il tempo scorre,

mai resta uguale.

Smettetela maschere di ferro, crescere non è male!

Voi che in silenzio gridate,

voi che cieche guardate,

mai toccherete coi piedi il mare.

E allora,

cosa ne sapete del giocare,

amare, pensare e

dello sperare della gente che,

alcuna indifferente,

vi osserva

rivedendo il proprio viso

e giura

di aver visto, in voi, un sorriso.

Cuore di ragazza

Dall’aspetto malsano,

batti forte

nel pugno di una mano.

Il tintinnio di un cuore di metallo

Non fa meno rumore

Del cuore che batte con affanno.

Maschere inquiete

Dall’aspetto gentile,

accogliete nella vostra pelle

delle rime di soffice sentire:

chi alla luce vi ha dato

con amore vi ha modellato

e ho quindi, forse, sbagliato

nel non averlo considerato.

Voi di amore sapete,

Quanto il lavorio delle menti quiete

E delle mani di chi sa fare il suo mestiere.

Maschere di ferro

Paura non fate più.

Nella vostra nudità,

Il vuoto non lo vedo più.

Michela Luperto_ maggio 2013

 

Struttura di supporto alle recinzione del campo di calcetto. Opere realizzate da Simone Fersino progettate  con l’architetto Afro Carpentieri per Piazza Dante Alighieri

Con una piazzetta da rifare, non ci sono idee da buttare…..

Un dì sereno

ad un giovane condottiero insieme alla sua spalla

venne in mente una palla.

E’ una palla, è una sfera,

nessuno capì cos’era!

Dopo tanto lavoro

tutto iniziò ad avere un tono,

così, la brava gente iniziò ad apprezzare

e decise che da quel momento avrebbe voluto aiutare.

Non poche ostilità hanno dovuto affrontare

ma con delle firme hanno saputo fronteggiare

e così, il nemico sconfitto a casa dovette tornare

e di gioia iniziarono ad urlare.

Urlarono non poco,

ma non sempre di gioia

a causa del duro lavoro.

Gli insulti dall’alto a poco son serviti

perché i lavori erano quasi finiti.

Ma il comune dell’orecchio mancato, disgraziato,

ben poco ha stanziato,

ma rabbia e sgomento non hanno preso il sopravvento:

ed ecco la comparsa dei cavalieri

che a causa dei quaranta gradi non si reggevano in piedi.

Stucco e piastrelle colorate

non andavano lavate

bensì attaccate e levigate,

giusto per avere le menti sempre allenate!

Le perplessità del condottiero

a volte disorientava

ma la pazienza della spalla a tutti dava una calmata.

“Tra una settimana finiamo” , disse il saggio,

e il sudore affrontarono con coraggio.

Disse dopo: “Non tra una settimana finisce il gioco”

e nessuno si sentì di fare corone d’alloro.

Il gioco è ormai divertente

ma ancora non c’è qualcuno che ci scommette un dente

per l’impresa impertinente.

Eccitati furono infine,

perché venne il capo edile!

“ La svolta è segnata” , disse la gente consolata.

Ma una sorpresa ci attendeva:

un articolo uscito una sera,

così diceva: “piazzetta inaugurata, ora vado a fare una passeggiata!”

e la gente risposte disgustata.

“ E noi continuiamo”, disse uno,

e non si sentì lamento alcuno.

Continuarono con il caldo estenuante

Senza mai perdere ciò che è importante:

se un impegno viene accettato

sempre a termine deve essere portato,

e il condottiero, la sua spalla e la gente dell’Idria non l’hanno dimenticato.

Michela Luperto (giovane abitante della piazza e costruttrice dell’immaginario) 

Costruttori dell’immaginario

Una nuova fase di Piazza Dante si è aperta in questi giorni.

Nel mese di giungo abbiamo incontrato difficoltà a continuare i lavori senza risorse economiche. Ci siamo trovati in pochi a lavorare con ritmi stanchi, delusi dalla lentezza delle risposte delle istituzioni partner del progetto.

Una risposta forte pero è arrivata, quella che più desideravamo e che ha ridato energie e senso al nostro tentativo di costruzione dell’immaginario. La risposta è arrivata dal basso.

Gli abitanti della Piazza hanno indetto una riunione, un assemblea per capire l’avanzamento dei lavori. Hanno deciso che una piazza di periferia dove si sperimentano tensioni tra il vivere e il costruire attraverso l’arte, merita una risposta e merita la loro attenzione. Ci hanno chiesto cosa avrebbero potuto fare per aiutarci, hanno proposto la creazione di un comitato di quartiere e l’”occupazione lavorativa” il pomeriggio. I pomeriggi successivi la piazza si è ripopolata, abbiamo lavorato in tanti. Le barriere del cantiere hanno finito di essere un limite per chiunque.

Il passaggio dal dire al fare è avvenuto. Non parlo del lavoro, ma della volontà di costruire e fare città, una città nuova che si distacca da quella delle speculazioni edilizie che violentano il territorio e legittimano l’agire umano nel suo costruire per accumulare. Nella città che stiamo costruendo, in tanti ci sediamo a tavolino e decidiamo quali giochi costruire, parliamo di budjet senza avere paura di non poter estrapolare quel qualcosa di più, noi progettisti siamo in piazza per sollecitare idee e agire e non per imporre un disegno o un costrutto; in questa città gli abitanti esercitano quella “democrazia dal basso” di cui fa quasi paura parlare in questo sud, gli abitanti decidono che la sperimentazione sociale e abitativa dello spazio pubblico è interessante e vale la pena continuarla, che insieme possiamo costruire l’immaginario di quel luogo.

Locandina incontro abitanti

Racconti in ritardo…

Siamo stati assenti dalla rete negli ultimi mesi, presi dai lavori in piazza.

Composizioni di Lele

In questo tempo ci siamo dedicati alle attività di formazione, alla costruzione delle opere e alla creazione di un ingranaggio (fatto di relazioni, materiali ed economie alternative) che ha fatto avanzare la macchina della costruzione.

Abbiamo recuperato il materiale da cantiere e messo insieme tutti gli attori che hanno permesso la realizzazione di un opera urbana senza l’esistenza di un contributo destinato alla ristrutturazione della piazza. Il nostro laboratorio ha messo a disposizione il finanziamento del bando Principi Attivi e ha trovato le risorse attraverso un sistema di sponsor (Mapei, Abstilcasa, Vetrerie Calasso, Pisacane srl, RI Costruzioni, Lupiae Servizi). Ogni attore coinvolto ha partecipato al processo di costruzione dello spazio pubblico : i corsisti hanno dedicato la propria manualità in cambio di un nuovo sapere, i fornitori hanno messo a disposizione sia materiale di scarto che materiale di prima scelta a favore di una sperimentazione artistica, la Scuola Edile di Lecce ha messo a disposizione la propria struttura spostando i limiti della didattica e facendo con noi dell’edilizia un cantiere di sperimentazione sociale.

Aspettiamo invece delle risposte concrete dal Comune di Lecce che ad oggi non ha mantenuto i propri impegni finanziari.

Entriamo nel racconto.

I primi passi sono stati lenti.

In parallelo agli incontri e alle assemblee con gli abitanti del quartiere, dal mese di settembre fino a gennaio abbiamo sviluppato la proposta progettuale per far diventare il largo da semplice verde stradale a verde attrezzato. Abbiamo combattuto burocrazia e autorizzazioni, preparato gli elaborati grafici e le relazioni tecniche per passare un consiglio comunale e essere l’oggetto di tre successive delibere di giunta favorevoli al progetto di ristrutturazione. Non è stato facile per un laboratorio giovane ottenere tutte le autorizzazioni e trovare il modo per appropriarsi della città riuscendo a non farsi bloccare dai meccanismi e le lentezze che regolano le dinamiche amministrative.

Piazza Dante Alighieri Lecce variante urbanistica

Piazza Dante Alighieri Lecce progetto architettonico

Una volta ottenute le autorizzazioni grazie al partenariato della Scuola Edile di Lecce abbiamo aperto il cantiere. Abbiamo iniziato con bomboletta, filo, cordino, chiodi, martello e pazienza. Sono questi i primi ingredienti con cui abbiamo tracciato il dipinto architettonico.

A causa della difficoltà di definire chi parla e chi lavora in piazza, consentite plurali e singolari, intrecci e sdoppiamenti.

Il primo corso di formazione è stato quello di muratura che si è svolto nel mese di febbraio. Abbiamo modellato il tufo attraverso l’utilizzo di “strazza” e “mannara”. A partecipare al corso e a realizzare le opere sono stati: Alessandro Gerbino, Alessandro Manta, Luana Mastria, Francesco Ciriolo, Mattia Marsano, Imran Khan, Golamreza Aras e Lorenzo Bertelli.

Anche noi progettisti e disegnatori della piazza abbiamo lavorato e condotto la costruzione delle opere, Afro ha architettato con mani le proprie idee e Claudia ha intrecciato legami tra gli attrezzi, i costruttori e gli abitanti.

Orientati dalla voce possente di mastro Salvatore Signore e di mastro Francesco Notaro, maestri della Scuola Edile di Lecce, nonostante freddo e intemperie abbiamo iniziato i lavori edili. Strazza, taglia, intarsia, batti, getta, mena, la cariola, la cariola … e piano piano si costruiva. Tra urla e sorrisi, pizzi e olive si iniziava a contemplare, poi criticare, cambiare, riguardare, chiacchierare la forma e la materia.

E mesciu Totu inizia a passare, la signora Raffaella a guardare, Lele a osservare, il Papa a gridare, Attilio ad entrare… Dobbiamo dire che durante i mesi di progettazione sarà per la macchina d’epoca che ci ha accompagnato (una Fiat 127 del 1977), sarà per le ciabatte dell’architetto o forse per la parola antropologia, che nessuno si aspettava che quei disegni portati in risposta alle richieste, diventassero un cantiere vero e particolare.

La Piazza in Piazza!

Durante il corso di muratura abbiamo tirato su il poeta, una grande chaise longue che abbraccia un neonato albero di giacaranda e guarda ad un’apostrofo di pietra. Il poeta, successivamente a delle dicerie di quartiere per cui restava solo la p e diventava un polipo (retaggio e archetipo culturale) e in risposta alle perplessità di alcuni abitanti preoccupati dalla monumentalità dell’opera, è stato decapitato. Dopo varie assemblee, “abbiamo tagliato la testa al polipo” e siamo andati avanti sotto lo sguardo dei passanti. Due nuove sedute dalla forma femminile hanno abbracciato una sfera che ha sfidato la pazienza di molti lavoratori : all’inizio era un cubo di pietra di 80cm di lato posto in sito da mastro Salvatore che ha ben agito nell’armarlo, poi passa e taglia Francesco, un dodecagono irriverente sfida le braccia di Alessandro, che tra sudori invernali crea un oggetto tendente ad una sfera. Claudia e Luana hanno accompagnato con “strazza e mannarra” la questione della rotondità iniziando a prendere le posture da “fabbricature” che col tempo hanno assunto definitivamente. La rotondità della sfera non soddisfaceva l’architetto Afro, che ha quindi sfidato la sua forza, si sa che le curve attirano le mani! Anche i forestieri d’oltre Alpi (di cui vi racconteremo successivamente) condotti da Dominique si sono persi alla ricerca della forma perfetta. Le sedute, cosi come il poeta hanno beneficiato di sforzi e amore, Alessandro, Imran e le fabbricature si sono dedicati alla questione della pietra. Da una parte mannara e strazza dall’altra i lavori pesanti, Mattia, Golamreza, Afro, Alessandro e Lorenzo hanno tagliato le viscere del pavimento e delle aiuole muniti di martelli, scalpelli e flessibili. Francesco addetto alla “conza” e al cemento è stato il compagno di avventure di Gialla, la betoniera canterina.

Le aiuole che fatica, il massetto che lavoro e che pazzia ripensare lo spazio pubblico!

Finito il corso le opere erano incomplete. Il contributo dei corsisti era stato grande, ognuno ha costruito un pezzo di città, ma bisognava andare avanti. I materiali c’erano, Achille e Luigi pure (cementi e collanti Mapei), Walter da Taviano inviava piastrelle e i saluti dei magazzinieri (Fernando e Mino di Abstilcasa), gli entusiasmi degli abitanti crescevano, il direttore della Scuola Edile fuggiva alle nostre richieste dando sempre la più grande disponibilità nei fatti e nelle risposte, Gianni della Scuola brontolava di fronte alla nostra irrequietezza ma ogni giorno veniva e ci accontentava… tutti eravamo li per costruire questo sogno. Luana, Mattia e Francesco pure, diventati pilastri portanti nella creazione dell’opera!!! Da due eravamo diventati tanti… ma non abbastanza per non sentire la fatica di costruire volontariamente.

Marzo pazzerello guardi il sole e incolli ogni tassello!

Finito il corso di muratura ha preso il via quello di mosaico. Se per caso in quel mese costeggiavi la linea della ferrovia e arrivavi in cantiere ti trovavi difronte ad una manifattura improvvisata. Colomba Elisa, Di Marco Maria Grazia, Miggiano Mariangela, Monaco Fernanda, Nuzzaci Donato, Pallara Annaelisabetta, Raho Ornella, Sanasi Vincenza, Scarcella Lucia, Sposato Adelina, Recchia Adriana, Durante Lorenzo, Viva Francesco, Marzioni Maira, hanno formato il gruppo dei mosaicisti. I corsisti, guidati nella tecnica da Orodé Deoro e Stefania Bruno, hanno realizzato i mosaici delle aiuole appena costruite decorando un pezzo di città.

Nello stesso mese il cantiere ha accolto una squadra di 12 ragazzi francesi accompagnati da due educatori. Provenienti dalla Scuola Edile di Caen, i ragazzi hanno trascorso 3 settimane a costruire con passione il tavolo di quartiere e grazie alla loro giovane forza e le conoscenze dei loro maestri hanno completato le opere di muratura. Qualcuno di loro si è anche cimentato nel mosaico rivelandosi abile e veloce! Per noi è stata una ricca collaborazione che ha portato forza e entusiasmo alla piazza. Bruno e Dominique (i due insegnanti) sono stati un grande esempio di passione nella didattica, i giovani costruttori un energia contagiosa. I ragazzi del quartiere hanno stretto amicizia e amori con i forestieri vedendo la loro piazza diventare un luogo di incontri improbabili.

Finiti i corsi e ripartiti i francesi, restava ancora molto da mosaicare. Armati di tenaglia, taglierina, martelli, scalpelli, flessibile, piastrelle e tanta colla siamo andati avanti : Claudia, Afro, Luana, Orodè, Stefania, Mariangela, Francesco e Mattia, pezzo dopo pezzo l’opera avanzava.

Nel mese di aprile abbiamo mosaicato il mappamondo con un punto di vista inconsueto, la linea che abbraccia la palma e la linea enfatica. Ogni tanto Carlo Luperto, il piastrellista che abita sulla piazza ci ha guidati e ci aiutati.

Claudio, Alessandra, Adriano, Riccardo, Francesco, Anna, Jacobbe, Michela, Cristiano, Mauro ci hanno incoraggiato…Sono stati tanti gli abitanti che hanno iniziato a collaborare con il cantiere.

E Lele …. The artist!

Dal mese di marzo ogni giorno compresi i festivi, Lele continua a produrre metri quadri di mosaico sperimentando le sfumature del colore. Il quartiere lo conosce da sempre, in passato come improvvisato vigile urbano orientava il traffico nel senso unico della piazza, poi come batterista di Celentano sul cruscotto della macchina, negli ultimi mesi come fedele lettore delle reclami della Coop e oggi come il più convinto, assiduo, instancabile costruttore di sogni. Lele dopo la timidezza dei primi giorni e l’impaccio della tenaglia ha costruito il suo posto di lavoro e ha trovato il materiale per esprimersi. Quotidianamente compone delle tele e da forza a chi lavora.

Di più, di meno, apposto, esatto, infinito!

Maggio.

Il caldo ha preso il posto della pioggia , il tempo è cambiato ma la gentilezza di Sandrine è rimasta. Dalla sua cucina odori di spezie e pietanze lontane ci portano altrove, influenzando la scelta dei nostri colori. Ogni giorno Sandrine con un grande sorriso ci offre il the, Mukundè viene a recuperare il vassoio vuoto e Lele chiude la recinzione. Il disegno è discusso in famiglia il lunedi sera, dalla finestra della loro casa guardiamo la piazza mentre assaggiamo i piatti tipici della cucina di Ceylon e Ketys ci incoraggia ad assaggiare e procedere nel lavoro.

Sandrine è un ottima cuoca, nulla da togliere alle fragole con la panna di Attilio e i caffé portati dalle cucine adiacenti al largo.

Mentre restiamo a lavorare in pochi, sono in tanti gli abitanti che si prendono cura di noi : caffè, gelati, sorrisi, e anche il corso di zen stretching di Sabino la cui finestra si affaccia sul cantiere!

Il corpo si risveglia e ripensa il lavoro …

Afro, Claudia, Mattia, Luana e Lele!

La mattina si tiene alto il tempo del mosaico, coprendo i piedi delle sedute e componendo la panchina con le composizioni di Lele, il pomeriggio Carlo aiutato da Mattia seguono nella stuccatura interrotti dal via vai degli altri abitanti che cominciano ad aprire le recinzioni di cantiere e con il pretesto della domanda “Ma quando finite?” iniziano ad usufruire della nuova piazza in costruzione … Per poter terminare il prima possibile e restituire il luogo a chi lo domanda in cinque lavoriamo per tanti, aumentiamo costantemente il passo e camminiamo nella costruzione del luogo di un sogno, il sogno della piazza de “lu menzaricchia”. Siamo stanchi ma bisogna terminare e per portar a termine le opere, Luana mattina e pomeriggio si dedica con precisione a ogni tassello di mosaico. Luana, ha partecipato al primo corso di muratura, poi sedotta dal quartiere (dove a breve andrà a vivere) e dalle dinamiche del cantiere ha deciso che avrebbe costruito la piazza fino alla fine. Dal capo di Leuca tutti i giorni trasporta la sua bravura e la sua tenacia e offre alla città la sua manualità artigiana e il suo sorriso. Anche Mattia, giovane abitante della piazza crede nella costruzione di un luogo nuovo per tutti i suoi vicini. Ogni mattina da quattro mesi è lui che apre il cantiere e si cimenta con le opere rivelandosi abile nel costruire e audace e costante nella trasformazione della piazza.

Noi li seguiamo sotto il sole che arrossa i corpi e rimanda al fuoco. L’ultimo elemento è arrivato in piazza, l’ultimo corso è iniziato questa settimana, è il tempo del ferro battuto. Simone Fersino guida i corsisti nella realizzazione delle opere in ferro : Assane Faye, Ba Mamadou, Bianchi Guglielmo, Hosseini Milad, Liaci Francesco, Marzioni Maira e Moharrami Mehdi si cimentano con saldatrici, forgia, martello, morse ed incudini …

Il processo di costruzione è stato lungo, siamo arrivati al momento della sintesi in cui gli elementi costruiti iniziano a svelarsi nella loro integralità meravigliando e soddisfacendo le attese della maggior parte degli abitanti.

Il nostro laboratorio sta rispettando il proprio impegno terminando la ristrutturazione della parte centrale della piazza che presto sarà restituita agli abitanti.

Il nostro lavoro continuerà per far rispettare l’impegno preso dal Comune che prevedeva la ristrutturazione delle altre due aree e la costruzione delle aree da gioco.

Per questo dovremo essere in tanti!

La piazza in piazza, si griderà!

Il cantiere urbano è aperto!

Nel mese di febbraio è stata allestita l’aria di cantiere per dare avvio  ai lavori di ristrutturazione di Piazza Dante con la realizzazione del salotto urbano.

Il primo corso è quello della lavorazione della pietra ed è condotto da due maestri artigiani della Scuola Edile della Provincia di Lecce.

Scultura in tufo e mosaico

Il cantiere é aperto dalle 8 alle 14h e in questa prima fase abbiamo iniziato la costruzione e la modellazione delle opere in pietra (le due sedute, il tavolo di quartiere e l’intarsio nella pavimentazione esistente). La realizzazione delle opere è discussa e elaborata in cantiere con i maestri, gli stagisti, gli abitanti e i tanti curiosi : si osserva la città e si pensa la piazza … le mani si mettono al lavoro, comincia il vociare di tutti … ed ecco che lo spazio pubblico si forma fatto di forme!

Per noi è cosi che la città parte dal basso stimolando fantasia, manualità e la possibilità di agire. In Piazza Dante si recuperano materiali di scarto e si cercano tecniche di costruzione con un impatto ambientale ridotto.

Panoramica del salotto urbano

Nel largo denominato “de llu mezzaricchia” si costruisce con quei ragazzi che fino a ieri hanno vissuto la piazza come abitanti e che oggi in cantiere divengono gli artigiani che la plasmano. In questo luogo si lavora la materia e le relazioni, si fatica per fare la città cercando di ripensare i rapporti e le gerarchie del vivere quotidiano.

L’architettura non è più un gesto referenziale ma una forma umana che diventa politica dello spazio, l’arte non è più a suffragio di pochi ma un sistema scultoreo fatto di relazioni.

Cantieri in Piazza Dante Alighieri

Se la città di Lecce ha visto l’attenzione politica degli ultimi decenni concentrata sul fenomeno centro-storico, è importante partire dalla spazio delle periferie per promuovere altri significati non appartenenti alla sola sfera del turismo e alla città del consumo.

Piazza Dante Aligheri appartiene alla circoscrizione Rudiae-Ferrovia, limitrofa al rione San-Pio.

San Pio, è un rione che storicamente è stato caratterizzato da fattori di esclusione sociale. Negli ultimi anni ha conosciuto un aumento esponenziale ed una diversificazione socio-culturale della popolazione. Nel rione risiedono attualmente molti giovani studenti e nuovi nuclei famigliari di origine straniera.

La morfologia della piazza è costituita da tipologie abitative a schiera con annesso un piccolo giardino privato, tipico della città orizzontale mediterranea basata sul fronte continuo che apre verso lo spazio pubblico attraverso scandite aperture.
Piazza Aligheri  è frequentata da una popolazione mista e racchiude in se un alto potenziale sociale e architettonico come luogo di incontro inter-generazionale e di dialogo culturale. In passato le abitazioni adiacenti alla Piazza erano sede per gli alloggi degli operai delle Manifatture Tabacchi che sorgono alle spalle della stessa. Con l’abbandono delle manifatture, la piazza ha conosciuto degli importanti cambiamenti e secondo le testimonianze degli abitanti che ne hanno vissuto il percorso storico é stata caratterizzata da un degrado esponenziale.

Oggi la piazza si presenta in uno stato di semi-abbandono; la cattiva manutenzione sommata all’uso improprio fatto da alcuni utilizzatori rendono parti della piazza impraticabili ai bambini che la frequentano.

L’intervento proposto parte dalla volontà del laboratorio Janub di capire la città contemporanea per immettere dei processi di appropriazione e trasformazione dello spazio che partono dal basso. Si tratta di ripensare l’intervento architettonico nel rapporto con chi realizza le opere e con il fruitore.

Attraverso l’apertura di un cantiere condiviso, diventiamo soggetti attivi della trasformazione della Piazza e creiamo nuove forme dell’abitare urbano.

Con ciò si intende non aggiungere uno strato fatto di un estetica condivisa a quello esistente, ma di partire dal luogo per creare con gli abitanti la materia che li circonderà. Il nostro laboratorio non vuole servirsi dell’arte come mero strumento di decoro, ma come forma di comportamento sperimentale.

Le opere scultore che serviranno a creare un campo polivalente, un salotto urbano e un area gioco, saranno realizzate durante dei workshop tenuti da maestri artigiani in partenariato con la Scuola Edile. Saremo quindi in tanti ad attivare il cambiamento dello spazio, secondo l’idea che ogni abitante può appropriarsi e modificare la città.

Proposta Largu Mezzaricchia

Piazza Dante Alighieri

Disegno Largu Mezzaricchia